
Nome e cognome?
Alessandro Anelli
Anni?
31
Professione?
Impiegato per necessità...artista per diletto.
Hai intitolato il tuo album 'Ultime lettere dalla civiltà', da dove nasce questo nome?
Si tratta del mio primo, e finora unico album. Quando ho finito di registrarlo (metà 2012) si faceva un gran parlare di profezie Maya e fine del mondo. Pur essendo totalmente scettico su tali teorie mi sono chiesto: 'E se davvero finisse tutto?'. Da qui l'idea del titolo, una sorta di giocoso testamento artistico da affidare al cielo, alla terra, all'aria, ai marziani o a chiunque abbia l'interesse o la curiosità di conoscermi.
Uno dei tuoi versi di cui vai più fiero?
Vivere o morire, è una questione di stile.
Perchè?
Perchè in poche parole racchiude l'essenza stessa dell'esistenza di ciascuno di noi. Credo che ognuno sia padrone del proprio destino, e la maniera che abbiamo di affrontare prima la vita e poi la morte non è altro il riflesso di ciò che siamo e di ciò in cui crediamo. Poi a volte subentra la sfiga. In tal caso tutto si fa più complicato.
Ti senti più musicista, cantante o cantautore?
Senza dubbio cantautore. Con grande modestia, ammetto di non possedere le capacità e la preparazione tecnica per definirmi musicista o cantante, certi virtuosismi sono proprio fuori portata. Mi sento invece a tutti gli effetti un cantautore poichè, dopo anni di sperimentazioni di vario genere, penso di aver finalmente trovato un buon equilibrio tra la mia creatività e le mie capacità esecutive.
Che musica ascolti?
Ho gusti musicali piuttosto variegati. Se la musica è buona merita rispetto e proprio per questo mi piace ascoltare un po' di tutto. Poi, ovviamente, ho anche io i miei artisti preferiti, quelli da ascoltare in determinate situazioni o in particolari stati d'animo. Guardando al solo panorama italiano, oltre a mostri sacri come Fabrizio De Andrè, Francesco de Gregori, Zucchero, Roberto Vecchioni e la PFM, seguo con particolare interesse l'evoluzione artistica dei Baustelle e di Cesare Cremonini; inoltre apprezzo quegli artisti che negli ultimi anni hanno saputo abbinare con successo la tradizionalità del dialetto a musicalità esotiche, Pitura Freska e Davide Van De Sfroos su tutti.
E all'estero?
Ancora più difficile. Parlando solo di band, ti dico Beatles, Doors, Pink Floyd, Dire Straits, Queen...buona come cinquina? Ovvio che c'è anche molto altro, avremmo bisogno probabilmente di ore e ore per parlarne a fondo. Parlando invece di solisti posso citardi David Bowie, Eric Clapton e Bob Marley...dei grandi. E poi...
Poi?
E poi c'è Bruce Springsteen! Lo ammiro profondamente, soprattutto in chiave live, un vero animale da palcoscenico. Vederlo suonare dal vivo a San Siro è stata un'esperienza emozionante, coinvolgente. Incredibile con quanto entusiasmo e quanta grinta salga tutte le sere sul palco; per non parlare della sua capacità di coinvolgere il pubblico per oltre tre ore, unico!
Cosa ti aspetti dal futuro?
Per non correre il rischio di rimanere poi deluso, dal fututo preferisco non aspettarmi granchè. Di certo continuerò a fare musica, sia che ci sia qualcuno disposto ad ascoltarmi sia anche solo per mio diletto personale. L'importante è non arrendersi alle difficoltà, continuando a lottare senza rinunciare ad essere se stessi. Guardare avanti, sino all'infinito e oltre.